Benvenuti nel taccuino della mia anima, nel posto in cui raccolgo le mie emozioni fermate su carta. Benvenuti in questo luogo di condivisione dove la parola diventa veicolo di trasmissione delle emozioni umane. Sentitevi liberi di passeggiare, di aprire le porte che danno accesso alle stanze del cuore. Ogni mia poesia, ogni racconto, ogni scritto è una porta socchiusa: entrate, rilassatevi e lasciate che le parole portino al vostro cuore un po' della mia anima.
- Rossomando -

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giovedì 19 marzo 2015

Il pescatore e la sirena



Howard Pyle - La Sirena
In un piccolo borgo di marinai viveva un pescatore. Era un uomo dolce, un uomo buono, ma il tempo lo aveva cambiato; la vita lo aveva abbrutito. Viveva da solo in una casa di pietra bianca, poco distante da una vecchia tonnara abbandonata. Quella casa era appartenuta a suo padre e prima ancora a suo nonno che l’aveva costruita quando ancora non c’erano case in quel tratto di costa. Il pescatore non era sempre stato burbero e solitario; un tempo era stato anche lui forte e con lo sguardo pieno di sogni e di speranza. La vita era stata ingiusta con lui negandogli quello che più avrebbe voluto al mondo: l’amore di una donna. Nella sua vita aveva conosciuto la passione, il calore di un corpo femminile, ma non aveva avuto quello che lui desiderava. Alla fine aveva deciso di smettere di cercare ed era tornato al suo vero amore: il mare. Soltanto lì egli si sentiva a proprio agio, solo in mare si sentiva libero e appagato; si sentiva a casa. Sì, perché il mare era la sua casa, la sua donna. Il mare lo ascoltava, lo accoglieva nel suo abbraccio, non gli chiedeva nulla in cambio. Il mare sapeva che lui l’amava e semplicemente ricambiava il suo amore. Quando il pescatore s'immergeva, tutto intorno a lui cambiava; il silenzio lo avvolgeva, l’acqua lo accarezzava languidamente e lui ritrovava la pace nell’anima. In quei momenti, l’unica cosa a fargli compagnia era il battito del suo cuore. Un giorno il pescatore si spinse oltre, dove il mare è più nero della notte, dove il silenzio è più muto della morte. Quel giorno in cui il pescatore aveva deciso di non fare più ritorno a riva, il mare, per ringraziarlo del suo amore, gli offrì un regalo: gli inviò una sirena. Inviò al pescatore la sirena più bella che aveva. Il suo corpo ricordava morbide colline ed accoglienti valli e aveva il profumo delle pesche mature. Il suo canto era più dolce di quello di mille usignoli e le sue parole avevano il potere di incantare chi le ascoltava. Quella notte il pescatore nuotò con la sirena ed ascoltò il suo canto fino al mattino, fino a quando ella non tornò nelle profondità del mare. Il pescatore ritornò ogni sera a nuotare con la sua dolce sirena, ad ascoltare il suo canto, fino a quando ne ebbe la forza, fino a quando la vita non si spense nei suoi occhi. La sirena sapeva che non avrebbe mai potuto rendere felice il pescatore, dargli quello che desiderava, ma con la sua voce aveva reso meno triste la sua solitudine ed è per questo che aveva continuato a cantare per lui ogni notte, fino alla fine, fino all’ultima notte, fino a quando il pescatore non fece più ritorno a riva. Quella notte il canto della sirena divenne più triste; un pianto d’addio, un lamento struggente.
Ancora oggi, dopo tanti anni, nelle notti in cui il mare è più calmo, tra lo sciabordio della risacca, chi sa ascoltare riesce a sentire il triste canto di una sirena che piange il suo pescatore perduto.

- Rossomando -

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