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Howard Pyle - La Sirena |
In
un piccolo borgo di marinai viveva un pescatore. Era un uomo dolce, un uomo
buono, ma il tempo lo aveva cambiato; la vita lo aveva abbrutito. Viveva da
solo in una casa di pietra bianca, poco distante da una vecchia tonnara
abbandonata. Quella casa era appartenuta a suo padre e prima ancora a suo nonno
che l’aveva costruita quando ancora non c’erano case in quel tratto di costa.
Il pescatore non era sempre stato burbero e solitario; un tempo era stato anche
lui forte e con lo sguardo pieno di sogni e di speranza. La vita era stata
ingiusta con lui negandogli quello che più avrebbe voluto al mondo: l’amore di
una donna. Nella sua vita aveva conosciuto la passione, il calore di un corpo
femminile, ma non aveva avuto quello che lui desiderava. Alla fine aveva deciso
di smettere di cercare ed era tornato al suo vero amore: il mare. Soltanto lì egli
si sentiva a proprio agio, solo in mare si sentiva libero e appagato; si
sentiva a casa. Sì, perché il mare era la sua casa, la sua donna. Il mare lo
ascoltava, lo accoglieva nel suo abbraccio, non gli chiedeva nulla in cambio.
Il mare sapeva che lui l’amava e semplicemente ricambiava il suo amore. Quando
il pescatore s'immergeva, tutto intorno a lui cambiava; il silenzio lo
avvolgeva, l’acqua lo accarezzava languidamente e lui ritrovava la pace
nell’anima. In quei momenti, l’unica cosa a fargli compagnia era il battito del
suo cuore. Un giorno il pescatore si spinse oltre, dove il mare è più nero
della notte, dove il silenzio è più muto della morte. Quel giorno in cui il
pescatore aveva deciso di non fare più ritorno a riva, il mare, per
ringraziarlo del suo amore, gli offrì un regalo: gli inviò una sirena. Inviò al
pescatore la sirena più bella che aveva. Il suo corpo ricordava morbide colline
ed accoglienti valli e aveva il profumo delle pesche mature. Il suo canto era
più dolce di quello di mille usignoli e le sue parole avevano il potere di
incantare chi le ascoltava. Quella notte il pescatore nuotò con la sirena ed
ascoltò il suo canto fino al mattino, fino a quando ella non tornò nelle
profondità del mare. Il pescatore ritornò ogni sera a nuotare con la sua dolce
sirena, ad ascoltare il suo canto, fino a quando ne ebbe la forza, fino a
quando la vita non si spense nei suoi occhi. La sirena sapeva che non avrebbe
mai potuto rendere felice il pescatore, dargli quello che desiderava, ma con la
sua voce aveva reso meno triste la sua solitudine ed è per questo che aveva
continuato a cantare per lui ogni notte, fino alla fine, fino all’ultima notte,
fino a quando il pescatore non fece più ritorno a riva. Quella notte il canto
della sirena divenne più triste; un pianto d’addio, un lamento struggente.
Ancora
oggi, dopo tanti anni, nelle notti in cui il mare è più calmo, tra lo
sciabordio della risacca, chi sa ascoltare riesce a sentire il triste canto di
una sirena che piange il suo pescatore perduto.
- Rossomando -
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