Benvenuti nel taccuino della mia anima, nel posto in cui raccolgo le mie emozioni fermate su carta. Benvenuti in questo luogo di condivisione dove la parola diventa veicolo di trasmissione delle emozioni umane. Sentitevi liberi di passeggiare, di aprire le porte che danno accesso alle stanze del cuore. Ogni mia poesia, ogni racconto, ogni scritto è una porta socchiusa: entrate, rilassatevi e lasciate che le parole portino al vostro cuore un po' della mia anima.
- Rossomando -

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martedì 31 marzo 2015

Angeli neri


Luca Signorelli - Dannati all'inferno (particolare)


Ombre silenti attraversano il buio
portando memorie di vite passate.
Angeli neri rincorrono in volo
anime perse nei meandri dell’oblio.
Nessuna voce a gridare aiuto,
nessun orecchio ad ascoltar perdono.
Ombre vagano nella notte nera,
tra volti cerei ed occhi spenti.
Demoni orrendi accolgon danzando
spiriti di angeli caduti in volo
lungo la via per il Paradiso.

- Rossomando -

sabato 28 marzo 2015

La donna dei sogni

W. A. Bouguereau - Evening Mood
Era arrivata all'improvviso, in punta di piedi, senza avvisare. Era entrata nei sogni dell’uomo in maniera del tutto inaspettata. Lui l’aveva accolta dapprima con diffidenza, poi l’aveva presa per mano e dolcemente l’aveva fatta entrare nel suo sogno più segreto. La donna dei sogni sapeva leggere le emozioni che gli uomini nascondevano nelle stanze del cuore; ella sapeva sentire quello che loro non dicevano. Lui lo capì e la lasciò entrare nel profondo di sé. Quella notte la donna dei sogni si lasciò condurre dall'uomo nel suo mondo fatto di angoli bui e di scintille di speranza. Si persero insieme in un tempo che si era fermato, in uno scambio di emozioni che non avevano premeditato. L’uomo le disse che veniva da lontano, da un luogo dove il mare era blu come la notte, dove le onde cullano i ricordi e la luna accarezza l’orizzonte nel punto in cui il cielo bacia il mare. La donna dei sogni accarezzò la sua anima, sfiorò il suo cuore, gli donò un istante d’amore. Poi scomparve, senza far rumore, così com'era arrivata, in punta di piedi, lasciando da solo l’uomo del mare. Da quella notte, ogni notte, l’uomo del mare l’attese nel suo sogno più segreto, sulla linea del’orizzonte, nel punto in cui il cielo bacia il mare. Da quella notte, ogni notte, la donna dei sogni affidò il suo bacio più dolce alle onde del mare, affinché lo portassero fino alla linea dell’orizzonte dove sapeva che lui l’avrebbe raccolto.

- Rossomando -

La casa nel cuore

Vincent Van Gogh  - La nuit étoilée
C’era una volta, in un Paese lontano, la città dei bimbi dimenticati. Vivevano in quella città tutti i bambini che erano stati abbandonati dai loro genitori e quelli che erano stati dimenticati dal mondo dei grandi. Ogni anno arrivavano nella città dei bimbi dimenticati decine e decine di nuovi bambini provenienti da ogni parte del Paese. Non vi erano adulti in quella città poiché i bambini che vivevano lì non diventavano mai grandi. Non crescevano perché non avevano nulla da mangiare, né vestiti con cui scaldasi durante le fredde giornate d’inverno. Un giorno arrivò nella città dei bimbi dimenticati un frate buono; veniva da molto lontano ed aveva sentito parlare di quei poveri bambini abbandonati a se stessi. Il frate decise di costruire una casa per tutti loro e la custodì nel proprio cuore, al riparo dalla cattiveria del mondo dei grandi. Da quel giorno tutti i nuovi bambini che arrivavano nella città dei bimbi dimenticati trovavano un letto e del cibo nella piccola casa custodita nel cuore del frate buono. Per dar da mangiare ai suoi bimbi, il frate si alzava ogni mattina ed andava a chiedere l’elemosina di paese in paese. Ogni giorno egli trovava qualcuno che gli regalava del pane o degli abiti per i suoi piccoli e dopo un po’ di tempo tutti conoscevano la storia del frate che aveva la casetta nel cuore. A chiunque gli regalasse qualcosa da mangiare, il frate indicava una stella in cielo e diceva: “Vedi quella stella appena nata? Quello è il sorriso che brilla negli occhi del bimbo che oggi tu hai sfamato.” A chi invece gli dava una coperta, egli indicava un’altra stella e diceva: “Vedi quella stella appena nata? Quello è il sorriso che brilla negli occhi del bimbo che oggi tu hai scaldato.” Alcune persone decisero di prendersi cura dei bimbi che vivevano nella “casa nel cuore” ed iniziarono ad inviare al frate buono cibo, viveri, farmaci e un po’ di soldi. Furono proprio queste persone che iniziarono a raccontare ai propri figli e ai figli dei propri figli la storia del frate buono che aveva una casa nel cuore ed anche la storia di come nascevano le stelle nel cielo. Nella casa nel cuore i bimbi dimenticati non si sentivano più dimenticati, né abbandonati; crescevano felici e sani, nutriti dall’amore del frate buono e di tutti quelli che donavano loro qualcosa. Passarono gli anni e tutti ormai conoscevano la storia della casa nel cuore del frate buono e di come nascono le nuove stelle in cielo. Un giorno, mentre il frate buono camminava ai confini di un bosco, il suo tempo su questa terra arrivò alla fine ed egli si addormentò sotto un grosso albero di tiglio, ma prima di morire, pregò il Signore che si prendesse cura dei bambini che vivevano nella casetta custodita nel suo cuore. Il buon Dio, che sapeva quanto il frate amasse quei bambini, decise di esaudire il suo desiderio e prima che egli si addormentasse per sempre, prese la casetta dal suo cuore e la portò su una collina al di là del bosco. Per fare in modo che le persone non dimenticassero i bambini della “casa nel cuore”, il buon Dio chiese alle stelle di risplendere il più possibile affinché gli uomini continuassero ad aiutare i bambini abbandonati anche dopo la morte del frate buono, ricordando loro che in ogni nuova stella c’è il sorriso di un bimbo sottratto alla sofferenza e alla solitudine.


Ecco, questa è la storia che mi è stata raccontata da mia madre, che la sentì da sua madre, la quale l’aveva ascoltata da una vecchia amica di sua nonna che veniva dalla lontana Romania. Questa è la storia che io ricordo ogni volta che alzo gli occhi al cielo; ogni volta che rivedo in una nuova stella il sorriso di un bimbo che vive felice nella “casa nel cuore”. Ed ogni volta prego il buon Dio che gli uomini continuino a donare un po’ del tanto che hanno affinché quelle stelle possano continuare a brillare.

- Rossomando -

venerdì 27 marzo 2015

Nel tunnel

Angelo Marchetti - L'urlo



Scivolo in un tunnel senza fine
che precipita verso l’abisso più profondo.
Un vortice di paure ed angosce mi risucchia
e rende la mia discesa sempre più veloce.
Non vi è attrito che rallenti la mia corsa,
né forza alcuna che mi sostenga.
Solo buio, buio e silenzio.
Anche il mio dolore è divenuto muto
in questo mondo sordo.

- Rossomando -


giovedì 26 marzo 2015

Carezza

Mark Kostabi - Gli amanti

Ricordati di me,
nelle notti buie,
quando avrai freddo al cuore.
Ricorda la mia voce
che ti accarezzava l'anima
con la stessa dolcezza
delle mie mani sul tuo corpo.
Ricorda il tempo
in cui fummo amanti,
quando le nostre bocche,
voraci, si cercavano
e le dita s’intrecciavano
nella danza dei corpi sudati.
Ricordati di me, amico mio,
quando non avrai più bisogno di me,
né io di te
e serba il ricordo
di questo nostro tempo insieme
come una dolce carezza
per la tua anima.

- Rossomando -

Due rose


Manet - Vaso di peonie
Pianta due rose,
una accanto all'altra;
una rossa di passione,
l'altra bianca di poesia.

Falle crescere insieme
acché si tengano compagnia,
silenziosamente.

Cura le tue rose,
con amore e dedizione,
con la stessa attenzione
che dedicheresti alla tua amata.

Concimale quando ti sembreranno morte
e perdonale quando ti pungeranno
perché sono le tue rose
e ti parlano di me.

- Rossomando -

Ordinaria follia

Lugubri pensieri si accartocciano
nel groviglio del mio cervello.
Lampi di ordinaria follia irrompono, irruenti,
nella staticità di una quotidianità logora.
Brividi gelidi inarcano le mie vertebre
al pari di sferzate di un flagello invisibile.
E mentre fuori vite si consumano
come braci di fuochi spenti
che lasciano cenere al vento,
lasciate che io viva
in questi immensi momenti
di ordinaria follia.

- Rossomando - 

Dalì - Progetto per "Spellbound"

Sazia di vita

Tamara de Lempicka - Nudo con vele
M’immagino vecchia,
i bianchi capelli
raccolti da mani
che han conosciuto l’amore.

Mi vedo sul molo
al calar della sera
mentre aspetto i gabbiani
che tornano a riva.

Piedi nudi che affondano
nella sabbia bagnata,
le labbra di sale,
il tramonto negli occhi.
 
Il vento sul viso,
la pace nel cuore,
né fame, né sete,
ma sazia di vita.

- Rossomando -

Mio mare



Angelo Marchetti - Nudo - Olio su tela

Affondano le mani nei capelli
in quella voglia di sempre
che ti fa più mia ogni notte.

Ho stretto il tuo corpo al mio
abbracciandoti con la mia anima.

Stanotte ho scoperto
un altro pezzo di te,
un’altra goccia
del tuo immenso mare.

Ancora una volta, stanotte,
sono annegato in te.

- Rossomando -

mercoledì 25 marzo 2015

Il circo della vita


Auguste Renoir - Il clown

Ride un pagliaccio
al circo della vita,
col suo sorriso di cerone
e gli occhi di pianto.
Una ballerina di tango
su tacchi di cristallo
percorre in equilibrio instabile
il filo invisibile delle emozioni.
Gridano saltimbanchi e giocolieri
a scongiurar la sorte
tra mangiatori di fiamme
e lanciatori di coltelli.
Ride il pagliaccio
nella sua maschera di sempre,
col cuore di Pierrot
e il pianto negli occhi.

- Rossomando -

martedì 24 marzo 2015

Terra di mezzo

Salvador Dalì - Galatea a sfere

Io sono qui,
in questa terra di mezzo,
sospesa tra te
ed il resto del mondo.
Son qui, tra le ombre,
nei silenzi, nel buio,
dove il vento mi spinse,
ad un passo dal mondo;
negli inverni, nel mare,
nella pioggia che cade,
riflessa nello specchio
di una pozza per strada.
Son qui nella mia assenza,
nel mio non esserti accanto,
nei respiri, nella memoria,
nelle lacrime, nel dolore.
Sono il vento che sfiori,
quel respiro leggero,
quella nota lontana
che vibra insieme al tuo cuore.
Sono qui, in silenzio,
in quella terra di mezzo,
adagiata dal vento
ad un passo dal mondo.

- Rossomando -

giovedì 19 marzo 2015

Il pescatore e la sirena



Howard Pyle - La Sirena
In un piccolo borgo di marinai viveva un pescatore. Era un uomo dolce, un uomo buono, ma il tempo lo aveva cambiato; la vita lo aveva abbrutito. Viveva da solo in una casa di pietra bianca, poco distante da una vecchia tonnara abbandonata. Quella casa era appartenuta a suo padre e prima ancora a suo nonno che l’aveva costruita quando ancora non c’erano case in quel tratto di costa. Il pescatore non era sempre stato burbero e solitario; un tempo era stato anche lui forte e con lo sguardo pieno di sogni e di speranza. La vita era stata ingiusta con lui negandogli quello che più avrebbe voluto al mondo: l’amore di una donna. Nella sua vita aveva conosciuto la passione, il calore di un corpo femminile, ma non aveva avuto quello che lui desiderava. Alla fine aveva deciso di smettere di cercare ed era tornato al suo vero amore: il mare. Soltanto lì egli si sentiva a proprio agio, solo in mare si sentiva libero e appagato; si sentiva a casa. Sì, perché il mare era la sua casa, la sua donna. Il mare lo ascoltava, lo accoglieva nel suo abbraccio, non gli chiedeva nulla in cambio. Il mare sapeva che lui l’amava e semplicemente ricambiava il suo amore. Quando il pescatore s'immergeva, tutto intorno a lui cambiava; il silenzio lo avvolgeva, l’acqua lo accarezzava languidamente e lui ritrovava la pace nell’anima. In quei momenti, l’unica cosa a fargli compagnia era il battito del suo cuore. Un giorno il pescatore si spinse oltre, dove il mare è più nero della notte, dove il silenzio è più muto della morte. Quel giorno in cui il pescatore aveva deciso di non fare più ritorno a riva, il mare, per ringraziarlo del suo amore, gli offrì un regalo: gli inviò una sirena. Inviò al pescatore la sirena più bella che aveva. Il suo corpo ricordava morbide colline ed accoglienti valli e aveva il profumo delle pesche mature. Il suo canto era più dolce di quello di mille usignoli e le sue parole avevano il potere di incantare chi le ascoltava. Quella notte il pescatore nuotò con la sirena ed ascoltò il suo canto fino al mattino, fino a quando ella non tornò nelle profondità del mare. Il pescatore ritornò ogni sera a nuotare con la sua dolce sirena, ad ascoltare il suo canto, fino a quando ne ebbe la forza, fino a quando la vita non si spense nei suoi occhi. La sirena sapeva che non avrebbe mai potuto rendere felice il pescatore, dargli quello che desiderava, ma con la sua voce aveva reso meno triste la sua solitudine ed è per questo che aveva continuato a cantare per lui ogni notte, fino alla fine, fino all’ultima notte, fino a quando il pescatore non fece più ritorno a riva. Quella notte il canto della sirena divenne più triste; un pianto d’addio, un lamento struggente.
Ancora oggi, dopo tanti anni, nelle notti in cui il mare è più calmo, tra lo sciabordio della risacca, chi sa ascoltare riesce a sentire il triste canto di una sirena che piange il suo pescatore perduto.

- Rossomando -

lunedì 16 marzo 2015

Quelle come me

Tamara de Lempicka - La bella Rafaela

Quelle come me non si amano,
perché amare è impegnativo.

Quelle come me si cercano nei sogni,
perché è nei sogni che diventano reali.

Quelle come me si accarezzano nei desideri,
nei più intimi pensieri.
 
Quelle come me amano con il corpo,
ma soprattutto con la loro anima.

Quelle come me sono le donne
che non riuscirai a dimenticare…

mai.

- Rossomando -

mercoledì 11 marzo 2015

Il pozzo dei ricordi



In un luogo come tanti, in un tempo non ben definito, la piccola Marcelle correva verso una casa diroccata. “Ecco, anche tu sei da buttar via insieme a tutti gli altri” disse la bimba e con un gesto deciso gettò qualcosa in fondo al pozzo che si trovava nel cortile di quell’abitazione abbandonata. Faceva così tutte le volte che le accadeva qualcosa di brutto. Marcelle non voleva conservare neanche il ricordo di quei momenti tristi e perciò li gettava, di volta in volta, in fondo al pozzo. Continuò così per anni; ogni momento di solitudine, di tristezza, di abbandono finiva nel pozzo della casa diroccata. Ma i ricordi non si cancellano, non scompaiono buttandoli in un pozzo. Restano lì, in silenzio, nascosti agli occhi e al cuore. Ogni volta che Marcelle tornava al pozzo per gettarvi dentro un nuovo ricordo, inevitabilmente qualcuno di quelli vecchi si riaffacciava: il pozzo si stava riempiendo. E quanto più il pozzo si riempiva tanto più Marcelle si svuotava dei ricordi della sua vita. Un giorno la giovane donna si recò alla vecchia casa abbandonata, ma si accorse di non avere più nulla da gettare nel pozzo: non aveva più neanche un ricordo. In tutti quegli anni si era liberata dei ricordi tristi convinta di poter in quel modo evitare il dolore, ma il dolore non si cancella allontanandone il ricordo. Quel giorno Marcelle comprese. Per quanto dolorosi, quei ricordi erano la sua vita e senza di essi troppe domande sarebbero rimaste senza una risposta e troppi vuoti non avrebbero mai potuto essere colmati. Ogni ricordo gettato nel pozzo, per quanto brutto o triste fosse, portava con sé una parte della sua memoria e una vita senza ricordi è una vita mai vissuta. Quel giorno Marcelle comprese. Si avvicinò al pozzo e senza esitazione alcuna si lasciò precipitare in esso lasciandosi avvolgere dai ricordi della sua vita.
- Rossomando-